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Cosa significa iniziare un nuovo lavoro in Smart-working

“Smart-working”, durante quest’ultimo anno, è stata una delle parole in assoluto più utilizzate e più gettonate e, anche quelle persone che masticavano poco l’inglese o che non erano a conoscenza di questo termine, hanno avuto, purtroppo e per fortuna, modo di averci a che fare.

Si è parlato spesso di questo concetto del lavorare da casa, di tutti i pro e i contro che può avere.

Si è parlato delle famiglie in difficoltà che non hanno gli spazi necessari per poter lavorare contemporaneamente in un ambiente ristretto, dei figli in DAD che devono essere allo stesso tempo seguiti, del materiale che un’azienda è in dovere di fornire per garantire un lavoro adeguato ai propri dipendenti.

Si è fatto riferimento alle postazioni di lavoro, al fatto che alcune persone lavorando da casa sembra non riescano a “staccare” e a separare quella che è la vita lavorativa da quella privata, andando a non distinguere più le due sfere.

Insomma, sono stati affrontati moltissimi aspetti, ma noi, all’interno di questo articolo, ci vogliamo soffermare su un altro aspetto, quello del riuscire a trasmettere i giusti valori anche da dietro uno schermo, ma non nei confronti dei clienti, che è un fattore decisamente importante, ma verso i propri lavoratori.

Facciamo un esempio ed immaginiamo che Paolo, un ragazzo di ventotto anni, abbia dopo diverso tempo e diversi colloqui, finalmente ottenuto un posto di lavoro che lo soddisfa e che lo potrebbe rendere felice. L’azienda sembra avere tutte le carte in regola per poter essere un buon ambiente dove mettersi in gioco e il team, almeno sulla carta, sembra composto dalle figure giuste che possono essere uno stimolo per imparare e migliorarsi

Paolo condivide i valori aziendali, ricopre un ruolo che gli potrebbe dare le giuste prospettive di crescita, ma…è tutto in smart-working.

Sicuramente Paolo avrà un costo ridotto, o possiamo dire annullato, di quelle che sono le spese di trasporto, sicuramente ci saranno moltissimi vantaggi nel poter lavorare dalla propria scrivania senza doversi per forza svegliare almeno un’ora e mezza prima, ma provate ad immaginare non solo il vostro primo giorno di lavoro, ma tutti i mesi che sono seguiti, se li aveste fatti senza nemmeno aver avuto l’occasione di conoscere di persona il vostro datore di lavoro o i vostri colleghi.

Tutte quelle che possono essere banalmente le pause caffè che permettono di creare sintonia e confronto all’interno di un team, il supporto, il conforto e l’immediatezza, tutto svanito o comunque rallentato da una tecnologia che per quanto possa essere in tempo reale, non lo è ugualmente su quelle che sono le relazioni interpersonali.

La vita in smart-working, con la connessione che salta, sicuramente è un qualcosa a cui tutti si sono dovuti abituare e che, anche se permette di essere in un primo momento a Torino e l’ora successiva a Napoli, non è sempre facile.

La vita in smart-working per qualcuno che è appena entrato a far parte dell’azienda, invece, è un qualcosa di ancor più difficile ed è compito del datore di lavoro e dei collaboratori già presenti, fare in modo che questo ingresso sia il più “reale” possibile.

Si devono riuscire a trasmettere i valori, non solo aziendali, ma anche personali attraverso uno schermo, cercando di simulare quella che può essere la vera “vita da ufficio”.

Questo aspetto, spesso e volentieri, non viene preso in considerazione quanto dovrebbe, ma ricordiamoci che anche una battuta o una frase dette in un momento di pausa, possono aiutare a creare un clima positivo e di condivisione all’interno dell’azienda.

Insomma, non si può vivere esclusivamente di video call e riunioni su Zoom senza mettere in campo sé stessi; perché è bene sottolineare che se Paolo fosse una persona timida che solitamente preferisce non intervenire durante una riunione in ufficio, dal momento in cui questa riunione viene svolta online con persone che non si sono mai viste di persona, sarà ancora più difficile che lui attivi il microfono per dire quello che pensa di fronte a dodici persone di cui quattro hanno la videocamera disattivata.

Il nostro suggerimento è quindi quello di rendere questi nuovi ingressi in azienda il più naturali e spontanei possibile, simulando anche quelli che sono i momenti di leggerezza che possono crearsi in un ambiente di lavoro, affinchè, fin dall’inizio, una persona possa sentirsi a proprio agio.

Può bastare un messaggio o una breve telefonata, tra una video con il cliente e l’altra, per fare in modo che le new entry possano non solo sentirsi apprezzate e parte del team, ma si trovino anche in una situazione di comfort che consenta loro di potersi esprimere liberamente e poter portare idee e stimoli in azienda.

Ricordiamo che un lavoratore che sta bene nel proprio ambiente di lavoro, qualunque esso sia, di conseguenza, farà star bene l’azienda, lavorando con motivazione ed essendo incentivato a raggiungere i propri obiettivi che si rifletteranno sulla crescita dell’impresa.